Francesco Berrilli |
Quello della longitudine è stato forse il più grande problema scientifico applicativo dal ‘400 al ‘700. Non a caso, la sua soluzione diventa urgente nell’epoca delle prime traversate oceaniche, quando sorge l’esigenza di determinare con precisione la propria posizione senza punti di riferimento terrestri.L’osservazione degli astri, primo strumento per cogliere il trascorrere del tempo, consentiva di misurare facilmente la latitudine a partire dall’altezza della Polare sull’orizzonte, ma non era sufficiente per stabilire, in assenza di un orologio preciso, la longitudine. Si trattava di un tema di tale importanza da indurre molti sovrani a creare osservatori nazionali e a mettere in palio premi sostanziosi per lo scopritore di un metodo per calcolare la longitudine.
Galileo propose di basarsi sulle lune di Giove, da lui scoperte nel 1610 e delle quali, in seguito a lunghe osservazioni, fu in grado di determinare la posizione con molto anticipo. Il suo metodo, però, non convinse i governanti dell’epoca. Nella presentazione si ricostruisce questa vicenda a partire dalla definizione del problema e della sua relazione con il tempo, fino alla – sorprendente – soluzione ad opera di un carpentiere dello Yorkshire nel 1715. |
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